Enjoy the silence

Cos'è il silenzio? C'è quello che ottengo con i tappi nelle orecchie, chiuso in me stesso la notte, quando il vento temporalesco fa tremare e spifferare le finestre di una vecchia casa. I tappi amplificano il suono del mio respiro e il rumore dei miei pensieri.

C'è il silenzio di un bosco, che è silenzio della mente, ma è pieno di rumori: foglie e rami spostati dal vento, insetti, un fiume che scorre. Me lo sono goduto camminando qualche giorno risalendo il corso dell'Aniene.

C'è anche il silenzio della montagna, quando hai superato la linea dei boschi e fiumi e torrenti sono distanti. È un silenzio più profondo, dove a volte il vento diventa frastuono nei timpani, ma è come se, passando da un orecchio all'altro, liberasse completamente la mente, lasciando il vuoto, quello buono.

Le Gole del Melfa
Le Gole del Melfa

Le Gole del Melfa sono un posto strano. Si cammina su una strada provinciale chiusa al traffico. La strada corre sul fianco della montagna, al limitare del bosco. A valle, molto più in basso un letto di un fiume in secca. La diga di una centrale ne blocca le acque. La valle è stretta, il vento arriva delicato, ma a tratti si rinvigorisce. Cantano poche cicale e qualche uccello che si è spinto così in alto. Non c'è un fiume che suona, i passi sull'asfalto caldo sembrano ovattati, il vento suona delicatamente le foglie degli alberi più in basso. Silenzio.

Enjoy the silence

La tappa più lunga, l'albero che tiene, la processione

Il percorso svolto oggi
Il percorso svolto oggi

Oggi ho percorso la tappa più lunga del cammino. Da Mandela si scende in fondo alla Valle dell'Aniene e si risale il fiume fino a Subiaco, lungo il percorso di una vecchia ferrovia e per sentieri boschivi.

Sul lungofiume si incontrano tanti raccoglitori di more, gente che corre o va in bicicletta. Nelle parti di sentiero nessuno.

Per una parte del tempo sto con F., di Merano, ragazzo di poche parole. Non è male camminare in silenzio con lui. Parte della strada la faccio da solo, e dopo circa 20km sento la necessità di sedermi a riposare. Rimango per una mezz'oretta a guardare l'acqua del fiume che scorre rapida e un albero che...

Il fiume

L'albero sul fiume

L'albero che fa radici aeree... non so come si chiama. Non so se dei rami si sono spezzati, e con le radici sono rimasti ancorati all'albero, o se le radici nell'acqua a contatto con il fondale si sono irrobustite.

Questi rami/radici sembrano barchette ormeggiate all'albero. La corrente li tira a valle e loro stanno lì. L'albero sembra solido, ma riceve una trazione continua che lo trascina in basso. Chissà se lascerà che le sue radici si spezzino e vadano per la loro strada, seguendo il fiume, o se invece queste, ormai forti, resteranno attaccate, con il rischio che la corrente che incessantemente le tira alla fine farà spezzare il tronco.

Non credo che l'albero possa scegliere. Non può decidere di lasciare o tenere. Il fiume scorre, lui resta e tiene, fino a quando qualcosa, naturalmente, lascerà andare.

L'Inchinata

Stasera mi fermo in un convento. La suora che mi riceve, mi dice che ci sarà una processione. Un centinaio di persone segue un gruppo di uomini che porta a spalle un quadro largo due metri e alto almeno tre, raffigurante Gesù. Lo portano dalla chiesa a valle, su per strade e scalinate poco più larghe del quadro, fino ad arrivare alla piazza della chiesa dedicata a Maria Assunta, dove c'è un dipinto decorato e trasportato in maniera simile. La piazza è piena di migliaia di persone.

I due dipinti si guardano e si inchinano tra di loro tre volte, seguendo la litania intonata dal parroco. Gli inchini sono eseguiti al grido do "Misericordia!". Tutti i presenti fanno il gesto dell'inchino con una solennità che mi impressiona, e mi trascina a fare lo stesso. Ma a chi o a cosa mi sto inchinando? Perché? Non colgo il senso di tutto questo. Probabilmente un rito che va fatto e basta, per tradizione.

Giornata estiva, serata autunnale

Il percorso svolto oggi
Il percorso svolto oggi

Nuovi pellegrini

Rocca Sinibalda non mi incanta nemmeno al mattino. Non ho voglia di partire, ho la scusa che la tappa di oggi è breve e la pioggia arriverà tardi.

Uscendo dal paese, su una strada che si chiama Via Cupa, trovo una villetta semi-abbandonata con almeno 15 cani di grossa taglia lasciati soli nel giardino. Abbaiano e guaiscono come matti. Davanti al loro cancello sono state tagliate le fronde degli alberi. I rami sono stati lasciati sulla strada a ostruzione del passaggio per una ventina di metri. Per passare devo avvicinarmi al cancello con i cani. Sembra fatto apposta...

Altri bei panorami
Altri bei panorami

Il sentiero è molto bello e il sole è piacevole, dopo il freddo di stanotte. A una fontana incontro due uomini, che avevo incrociato a Rocca Sinibalda, sicuro che andassero per una gita in montagna. Ma hanno due zaini più grossi del mio: sono pellegrini!

Un ponte romano, sempre in piedi
Un ponte romano, sempre in piedi
Un sentiero prima di arrivare alla diga
Un sentiero prima di arrivare alla diga

Vengono da Fossano, provincia di Cuneo. Sono partiti il giorno successivo al mio e hanno guadagnato un giorno. Hanno la tenda, utilizzata quando non hanno trovato dove dormire, come purtroppo gli accadrà stasera.

Monti sul lago
Monti sul lago
Vista dalla diga del lago di Turano
Vista dalla diga del lago di Turano

Camminiamo insieme per tutto il resto del percorso, una strada asfaltata pianeggiante e chiusa al traffico che passa sopra alla diga che chiude il Lago di Turano, per poi girargli intorno: una passeggiata facile facile con un panorama bellissimo. Il lago è verdissimo, i monti anche. Qua e là paesi arroccati.

Vista di Colle di Tora
Vista di Colle di Tora

Li saluto per contattare la signora che mi ospiterà in una casetta dove ci sta giusto il letto, un bagno e poco altro, di fronte alla casa del figlio, vista lago.

Vista del lago da Castel di Tora
Vista del lago da Castel di Tora

Al ristorante che sta proprio sotto la casetta, mi siedo a parlare con una donna in puro stile pellegrino: dopo una settimana sono nel mood. Quattro chiacchiere e la saluto. Sicuramente mi avrà preso per matto...

Penso di fare un giro per il paese di sera, ma comincia a diluviare. Castel di Tora è tra i 100 borghi più belli d'Italia, ma non sono riuscito a vederlo. Riproverò domattina.

Così ho passato la serata a scrivere e a leggere alcune poesie da un'antologia di Trilussa, che ho trovato nella stanza. La maggior parte non mi smuovono granché, ma qualcosa c'è:

La felicità

C'è un ape che se posa
su un bottone de rosa:
lo succhia e se ne va...
Tutto sommato, la felicità
è una piccola cosa.

E poi ci sono queste cose...

Perché l'Italia è tamarra!
Perché l'Italia è tamarra!

Discorsi di uomini gattari

Il percorso svolto oggi
Il percorso svolto oggi

Le oche del fiume Velino a Rieti
Le oche del fiume Velino a Rieti
Una statua di San Michele
Una statua di San Michele

Il clima del mattino è fresco a Rieti, mi fermo ad osservare un labrador nero che si tuffa nel Velino e fa scappare le oche che fino a un attimo prima prendevano il sole tranquille. Il cielo è limpido. Parto ancora stanco dalla giornata precedente. Ci metto un po' a trovare la strada, alla fine devo seguire la salaria per alcuni chilometri. Tante macchine e camion che per fortuna abbandono presto per una strada asfaltata che passa per quelli che mi sembrano pascoli in abbandono, circondati da boschi.

Montagne verdi
Montagne verdi

Poi si imbocca un sentiero con una salita lunga e ripida, che mette a dura prova le gambe e il fiato. Aiuta a tenere la mente vuota. Vado e basta.

Montagne e nuvole
Montagne e nuvole

Arrivo a Belmonte in Sabina, un paese pieno di anziani e bambini, aria di villeggiatura, panorama mozzafiato. Poi proseguo per Rocca Sinibalda. Il grande castello che sovrasta il paese è sicuramente interessante, ma non accessibile. Il posto non mi sembra particolarmente degno di nota, ma forse mi sono abituato troppo bene nei giorni scorsi.

Il Castello di Rocca Sinibalda
Il Castello di Rocca Sinibalda

Valerio e la vita in solitaria

Valerio mi ospita in una casa a due chilometri e mezzo dal paese, lungo una strada isolata dove ho un incontro non proprio amichevole con due cani che si avvicinano minacciosi ai miei polpacci. Ha 47 anni e vive da solo con tre gatti. È di Roma. Ha deciso che la vita in città non fa per lui, che non sopporta che i vicini di casa si girino dall'altro lato per non salutarlo e il casino della capitale. Così 10 anni fa ha deciso di trasferirsi qui.

Penso che la scelta sia estrema, ma trovo che sia una persona che ha trovato un suo equilibrio con il fai-da-te, i libri e soprattutto nel rapporto simbiotico con i gatti.

Appena mi siedo su una sdraio in giardino uno di questi mi sale in braccio e comincia a fare la pasta. Valerio mi spiega che è il "Curandero", il gatto che guarisce grazie alla sua affettuosità. È colpito e contento che i gatti mi apprezzino.

Ceniamo e rimaniamo a parlare fino a tardi di stili di vita, convenzioni sociali e soprattutto di rapporti con le donne. Dice che quello che non funziona nelle relazioni è che dopo la fase dove tutto è perfetto, si sente il bisogno di inserire l'altro in un ruolo (in realtà lui sostiene che sia sempre la donna a esigere dall'uomo il "ruolo", ma sono convinto che ci sia una reciprocità). Sostiene che le donne, e non per colpa ma per condizionamento sociale, alla fine vogliono un compagno di vita, un padre per i loro figli, e se non sei disposto a ricoprire quel ruolo vieni scartato.

«Quindi», gli chiedo, «non ci sono relazioni che funzionano?»
«Sì, c'è l'amicizia tra uomo e donna».

Cibo per riflettere.

Luna piena da casa di Valerio
Luna piena da casa di Valerio
Vista da casa, al mattino
Vista da casa, al mattino

Al mattino mi faccio accompagnare in macchina fino al paese, ho paura di quei cani. Dopotutto, sono un gattaro anche io!

La gatta, quella ritrosa
La gatta, quella ritrosa

L'ombelico d'Italia

Il percorso svolto oggi
Il percorso svolto oggi

Le giornate del Cammino di San Benedetto si stanno definendo con una divisione netta: il mattino, con la camminata, i paesaggi, la mente libera, la solitudine (anche se oggi è stata parziale) e il pomeriggio sera, con gli incontri, le chiacchiere, i tramonti.

Camminando sotto la pioggia

Secondo la guida oggi sarebbe stata una delle tappe più facili. Dagli splendidi panorami di Poggio Bustone, dopo un'ora e mezza si arriva agli splendidi paesaggi di Cantalice, un altro paese arroccato sul monte tutto a scale. Poi giù in gradevole discesa verso il Santuario La Foresta e Rieti. La guida non tiene conto del meteo: da La Foresta inizia a piovere. Dalla strada che scende a valle, si vedono fulmini cadere a breve distanza, e la pioggia arriva a secchiate. Il mio k-way non può fare granché...

Gli ultimi due chilometri circa, dal cartello di inizio della città al centro, sembrano infiniti. Piove a dirotto e grandina un po'. Mi rifugio sotto la tettoia di un porchettaro. Mangerei qualcosa, ma non ha altro se non la porchetta! Arrivo in centro dopo aver letteralmente guadato strade, con l'acqua quasi al ginocchio.

Rita e Rieti

Rita è l'ospitaliera del B&B che ho prenotato. È una donna energica e premurosa, molto ciarliera. Mentre mi doccio e mi asciugo mi prepara un piatto di farro "con quello che c'è", che non ha potuto andare a fare la spesa. Mi accoglie da pellegrino. Si siede al tavolo e mi racconta dei cammini italiani e di Rieti. Dei terremoti che la cosa peggiore non sono i morti, ma il fatto che tolgono possibilità e futuro. Nessuno vuole investire in un posto dove c'è un terremoto ogni sei anni e i giovani vanno via. Mi dice che l'affluenza a tutti i cammini d'Europa è in calo dopo il covid, compreso quello di Santiago; e che il Cammino di San Benedetto è il più frequentato... Ne hanno parlato al convegno che si è tenuto a Fa la cosa giusta. Penso che tutto è una moda, e questa moda sta un po' scemando.

Rita è anche guida turistica, e alle 18 la seguo con un gruppo in un tour della Rieti sotterranea: con la vista di alcune tacche negli stipiti dei negozi, e qualche atrio sotterraneo, travertini e pozzi, lei riesce a costruire il vivido racconto di come i romani abbiano costruito l'unico viadotto che perdura da 2300 anni e che ha resistito a tutti i terremoti che hanno più volte raso al suolo la città, e di come su questi archi sono state costruite le torri e i palazzi del centro; della via Salaria, che dall'Impero e durante lo Stato della Chiesa godeva di uno spazio economico comune; del sale che era il bene più prezioso, con il quale venivano pagati i legionari (per questo diciamo "salario"); di Rieti, che prima degli argini costruiti in epoca fascista, era chiamata "la Venezia d'acqua dolce", dato che le esondazioni del fiume allagavano le vie da autunno a primavera, trasformandole in canali navigabili; del presepe inventato da S. Francesco a Greccio; di come quei sotterranei furono utilizzati come rifugio antiaereo durante la seconda guerra mondiale. Racconta tutto con passione ed energia, vorrei stare ad ascoltarla per altre due ore!

Ragazzi giocano a crlcket in piazza
Ragazzi giocano a crlcket in piazza

Faccio un giro nel centro. Giovani fanno l'aperitivo, un monaco francescano accompagna a braccetto una signora claudicante, dei ragazzini cingalesi giocano a cricket sotto il campanile della cattedrale (inagibile per il sisma), turisti passeggiano sotto un altro tramonto da cartolina.

Umbilicus Italiae
Umbilicus Italiae

Mi sembra di essere in uno dei posti più belli del mondo: semplice ed elegante, resistente e rilassato, tamarro e intellettuale, il centro d'Italia.

Tramonto su Rieti
Tramonto su Rieti

Da domani viaggio solo

Ceno con E. in una locanda lungo il fiume, ci va di parlare. Domattina torna a Milano, verso nuovi lavori. Sono contento di averlo conosciuto, unico pellegrino con me, nel cammino più affollato d'Italia.