Una strada al tramonto
Una strada al tramonto

È come un piccolo villaggio che si sposta: qualcuno arriva, qualcuno parte, li trovi al prossimo bar, al prossimo albergue, alla prossima curva fermi a mangiare un panino o a massaggiarsi i piedi. Spesso ho camminato solo in questi giorni, cercando il mio passo e le mie pause. Faccio un pezzo di strada con qualcuno, mi fermo con lui/lei e riparto prima/dopo o mi fermo con qualcun’altro e riparto assieme.

So che tutti hanno una storia interessante, leggera o profonda, molti me la raccontano.

C’è Laurina che ha cambiato lavoro, aveva 5 mesi di tempo ed è partita da casa sua a Zurigo il 7 maggio. Ha una faccia abbronzata, strana sotto i capelli biondi, una risata aperta e sincera, la senti parlare fluentemente con chiunque in quattro lingue.

Nicolas è partito lo stesso giorno da Digione, ha lasciato il lavoro e la casa, ha messo un po’ di cose nello zaino e da allora ha percorso 1750km. Dopo Finisterre vuole andare in Sud America. Ha dieci anni meno di me, è alto e con la barba biondiccia. Parla poco ma sembra stare volentieri con chiunque vada al suo passo lento.

Antonio è croato, ha 27 anni, un matematico che ha lavorato come programmatore per una multinazionale. Ha deciso di mollare tutto, di studiare filosofia e farsi prete. Mi ha parlato di meditazione e di un prete che mischiando pratiche ortodosse e cattoliche sta avendo molto seguito nel suo paese.

Pietro ha deciso di sposarsi e poi ha cambiato idea, Silvia doveva andare a Napoli e poi ha cambiato idea, Isabelle continuava a voltarsi indietro per vedere il sorgere del sole, e io con lei.

Ogni storia qui lascia un segno in me, mi do il tempo di ascoltarla e trarne un insegnamento. Non riesco propriamente a fare gruppo, perché sento che mi perderei l’apertura agli altri. La facilità di accesso alla parte che sento più vera degli altri è il regalo più bello del cammino.