Fisterra
Fisterra

Stasera sono a casa. Ho già fatto tardi, sono già andato al lavoro, ho già combinato un disastro con il pc in ufficio e adesso invece di dormire cerco di riparare.

Milano è quella di prima, c’è un po’ meno traffico e bar, negozi e ristoranti sono chiusi per ferie che sembra l’ora della siesta. Io un po’ mi sento già quello di prima, e mi sembra di non avere il tempo per un massaggio ai piedi o per riordinare i miei pensieri e il diario di viaggio con le foto storte.

C’è stata l’ultima sera, lunedì 21, sulla spiaggia di Fisterra: il tramonto e la spiaggia piena di gente. Avevo camminato solo tutto il giorno e credevo che da solo avrei passato la serata; invece c’erano ancora Nicolas, Laurina, Isabelle, Alessandra, Sara e Marco.

Io sono sempre poco a mio agio nei gruppi. Alcuni pellegrini si trasformeranno in turisti da spiaggia per qualche giorno, per altri come me è l’ultima sera e poi si torna a casa. Rimbalzo tra un gruppo e un altro, sto un po’ con i francesi. Ce ne sono due che non conosco, uno innamorato dell’Italia. Abbraccio Nicolas che adesso mi sembra un po’ spaesato, Isabelle sorride di nuovo, anche se non ha più nulla da dirmi, poi quando sento che è il momento di andare faccio il drammatico e dico ai tre con cui ho passato tanto tempo: «Beh, adieu!». E Laurina allora decide di salutarmi intonando Bella Ciao. Canto con lei scandendo le parole che le vengono difficili, ma se la cava molto bene. La conoscono tutti, grazie a La casa de papel. Anche questa volta sono commosso.