O Cebreiro

Ho detto tutto...
Ho detto tutto...
Le gambe hanno risposto bene, grazie a un “massaggio magnetico” di Nicolas ieri sera. Oggi ho camminato bene, con le Nike, gran parte del cammino sulla strada. Splendidi paesaggi e un altro grande spunto di riflessione. Grazie Elisabetta per il tuo racconto.
Stasera ho ritrovato gli italiani, ho perso i francesi. Sto bene, felice di aver camminato!
Quella di oggi è considerata la tappa più bella del cammino francese. Io oggi sono distrutto dalla fatica e forse ci ho messo anche troppo peso a quei cinque sassi che stamattina ho lasciato sotto la croce di ferro. Stanchezza, male alle gambe, voglia di stare con qualcuno che condivida con me silenzio, invece trovo solo chiacchieroni con cui non ho voglia di stare e scappo. Non avrei voluto rimanere solo in quella lunga, interminabile discesa.
Stamattina me la sono presa comoda, tanto il problema non è più il caldo. Cammino solo, poi incontro Isabelle a un bar e cammino con lei. Mi chiede se ho la pietra da lasciare alla Croce di Ferro. “Ne ho tante”, dico. Ma lei insiste che devono essere vere. Dopo pranzo cammino solo su un sentiero che finalmente è di montagna e di sassi ce ne sono molti. Li ho trovati, sono nel mio zaino pronti per essere lasciati andare, e non sarà facile. Non è stato facile nemmeno tenerli in mano a dire il vero.
La croce la troverò domattina. Intanto alle 17 arrivo a Foncebadón. Cena in albergue con Laurina, Isabelle e Nicola di cui ho scritto ieri, Claude che ha fatto il cammino 6 volte e Hermo (se così si scrive).
Hermo è di Valencia, fa il contadino. Parla a voce alta ride e fa ridere Laurina (quindi tutti). Ci dice che la paella è discreta, ma l’hanno inventata dalle sue parti che è ben altra cosa, che suo padre gliela faceva tutte le domeniche, con il pollo, il coniglio e le verdure. Ci racconta di come il cammino l’ha cambiato, che la gente è buona e ti aiuta quando hai bisogno. Suo padre se n’è andato da poco e lui è partito a piedi da Valencia con le ceneri. Ridendo ci dice che sua madre non lo sa, crede che le ceneri siano a casa, e lo chiama alla sera e gli dice “tuo padre cammina con te”.
Bisogna ridere nella vita, dice, e lui porterà in allegria suo padre fino a Finisterre, per lasciarlo andare nell’oceano. Ormai è quasi arrivato.
Ps. Due anni fa l’8 agosto 2016, ho iniziato il cammino.
È come un piccolo villaggio che si sposta: qualcuno arriva, qualcuno parte, li trovi al prossimo bar, al prossimo albergue, alla prossima curva fermi a mangiare un panino o a massaggiarsi i piedi. Spesso ho camminato solo in questi giorni, cercando il mio passo e le mie pause. Faccio un pezzo di strada con qualcuno, mi fermo con lui/lei e riparto prima/dopo o mi fermo con qualcun’altro e riparto assieme.
So che tutti hanno una storia interessante, leggera o profonda, molti me la raccontano.
C’è Laurina che ha cambiato lavoro, aveva 5 mesi di tempo ed è partita da casa sua a Zurigo il 7 maggio. Ha una faccia abbronzata, strana sotto i capelli biondi, una risata aperta e sincera, la senti parlare fluentemente con chiunque in quattro lingue.
Nicolas è partito lo stesso giorno da Digione, ha lasciato il lavoro e la casa, ha messo un po’ di cose nello zaino e da allora ha percorso 1750km. Dopo Finisterre vuole andare in Sud America. Ha dieci anni meno di me, è alto e con la barba biondiccia. Parla poco ma sembra stare volentieri con chiunque vada al suo passo lento.
Antonio è croato, ha 27 anni, un matematico che ha lavorato come programmatore per una multinazionale. Ha deciso di mollare tutto, di studiare filosofia e farsi prete. Mi ha parlato di meditazione e di un prete che mischiando pratiche ortodosse e cattoliche sta avendo molto seguito nel suo paese.
Pietro ha deciso di sposarsi e poi ha cambiato idea, Silvia doveva andare a Napoli e poi ha cambiato idea, Isabelle continuava a voltarsi indietro per vedere il sorgere del sole, e io con lei.
Ogni storia qui lascia un segno in me, mi do il tempo di ascoltarla e trarne un insegnamento. Non riesco propriamente a fare gruppo, perché sento che mi perderei l’apertura agli altri. La facilità di accesso alla parte che sento più vera degli altri è il regalo più bello del cammino.